Sono Morto e Rimango Morto Ma in un Altro Mondo
Ordalia Revenant
Mi sveglio, no, non è esatto, prendo coscienza, sono in una stanza buia, ci sono molteplici tubature, una luce al led viene emanata da un centralino che mostra dei segni che non riconosco a riconoscere e che cambiano a intervalli regolari.
Mi chiedo come sia finito in un luogo del genere, nel pensare mi rendo conto che mi ricordo tutto quello che è successo in tutta la mia vita, tranne i sogni che lasciano spazio a ciò che provavo mentre dormivo, una sensazione di torpore di beatitudine o agitazione a seconda della sensazione di ciò che sognavo.
Prima di ritrovarmi qui ero stato investito, era un tir, stavo passeggiando ai bordi di una tangenziale ai confini di della città di Pola, l’impatto mi ha rotto in 15 punti gli arti sinistri, ma la parte peggiore fu dopo, anche se ero riuscito a proteggermi la testa dal impatto, una costola ha bucato i miei polmoni, oltre che aver spapolato altri organi dell'addome e i danni al epidermide alla fine fu quello a uccidermi circa 40 minuti al arrivo dei soccorsi.
Il mio corpo aveva ancora i danni dell'incidente, non respiravo e non c’era battito, ma provando a muovermi ci riuscivo, non sentivo niente però, un intuizione mi fece staccare il braccio sinistro, già rotto tanto e finché lo tenevo in un perimetro immaginario riuscivo a muoverlo, nel riattaccarlo ebbi la sensazione tra il giocare con un magnete e una melma.
Ero morto, ma mi muovevo ancora ed ero cosciente, questo mi fa un non morto, non che mi intenda di mitologia o altro, non mi è mai particolarmente interessato il folclore o il fantasy nella mia breve vita.
La mia condizione non era l’unica cosa misteriosa, anche il luogo in cui mi ritrovavo sembrava uno di quei film horror semi indipendenti americani, con tutte quelle tubature, esaminando meglio i segni indicati nel centralino notai e compresi che probabilmente era un sistema di misurazione che indicava dei valori di ciò che passava nei tubi, probabilmente un tipo di gas dal rumore.
Nel farlo mi venne naturale mettere in relazione tutte le unità di misura che apressi in vita, era come se avessi un orologio interno che indicasse l’orario giusto, riconoscevo anche a occhio la differenza in millimetri, la cosa più incredibile è che riuscì a comprendere la pressione delle tubature, d’altronde avevo affrontato alcuni problemi di matematica del mio libro di testo delle superiori ed avevo la formula con cui compresi questo dato, nel farlo senti una certa ironia nel rendermi conto di cosa sbagliavo nei calcoli quando ancora frequentavo la scuola.
Mi pareva impossibile, anche se non sapevo tutti i passaggi e le formule, c’era un incongruenza con le proprietà dei materiali a me noti, c’era un limite in queste mie nuove facoltà mentali o si trattava di qualcosa di mai visto, in tutto questo della mia presa di coscienza erano passati 2 minuti e 56 secondi.
Non che non l’avessi notata prima, ma c’era anche una porta, non sembrava presentare una serratura o una maniglia, ma non sono destinato a rimanere qua rinchiuso, infatti era presente una sorta di terminale a fianco, c'erano 4 pulsanti rettangolari, che componevano un'area rettangolare più grande, anche lì c’erano dei segni che non conoscevo, premendoli ebbi diverse reazioni della porta, tranne quello in alto a sinistra, da cui senti una voce che pralo in una lingua sconosciuta, un interfono probabilmente.
Alla fine sono riuscito ad aprire la porta, la zona che mi si parò era un gigantesco hangar probabilmente sotterraneo la cui vista in fondo non sarebbe normalmente possibile ad occhio umano, più per i fumi e la poca luce presente, il posto era molto alto pieno di impalcature e grate, scale, tubature, cavi catene e ganci, oltre dei container.
Non c’era nessuno e probabilmente non era un'area attiva da tempo, invece c’era qualcuno, una persona andava di fretta, anche se non sembrava aver notato la mia presenza, stava prendendo un'altra porta, non era lontano, era probabilmente la scelta giusta, valutai diverse opzioni prima di agire, ma alla fine nel inseguirlo l’unica cosa peggiore era morire.
Non avevo paura di morire, insomma era già morto, ma il smettere questa mia nuova esistenza, non mi dava problemi come idea, ero più curioso di sapere cosa mi avesse portato a diventare non morto e dove ero finito, ma camminando la gamba sinistra si storse e nel cadere mi si staccò di nuovo il braccio, non ero molto solido nelle parti fratturate, non sentivo dolore, ma l’integrità del corpo rimaneva importante per il movimento, d’ora in poi ci starò attento.
Più lentamente di quanto volevo ho raggiunto il passaggio usata dalla persona, mi ritrovai in dei corridoi bianchi, quasi asettici, sensibilmente differenti dal area abbandonata, la zona però presentava dei segni di combattimento, piastrelle rotte, fendenti, bruciature ancora tiepide, almeno combacia con un'aggressione e un fuga, seguendo le tracce, trovai un uscita per l’esterno dell’edificio, era fuori su un vicolo stretto, l'architettura sembrava uscito da una rivista di architettura neogotica che avevo intravisto di sfondo in edicola quando passavo a prendere il giornale per mio nonno quando ero ragazzino.
Finalmente avevo raggiunto la persona che cercavo era a terra circondata da una copia di individui in uniforme, anche quella mai vista, entrambe erano delle donne carine, con un po’ di dolore nel cuore mi resi conto di non provare alcuna attrazione, un sentimento di angoscia e tradimento mi riportarono alla mente la mia fidanzata, che non avrei più rivisto, il mio sentimento almeno era ancora lì, umano, ma non era il momento di rallegrarsi per questo.
La persona a terra era agitata e subiva delle percosse da un manganello di ferro intagliato in modo strano che pareva essere elettrificato, prestando attenzione ai dettagli anche gli abiti erano particolari, anche se erano delle tute simili a quelle delle serie televisive sci-fi spaziali, avevano degli elementi particolarmente fantasiosi e poco pratici, la persona invece veste abiti logori, sembra un vestiario di lavoro principalmente in cuoio.
Ad un tratto la persona a terra mi nota e la sua reazione allerta la copia in uniforme che a loro volta mi notano, la prima mi aggredisce, quella con il manganello, la seconda si mette in copertura ed estrae qualcosa, mi è sembrata una pistola, ma è tipo fatta di legno e ha un guardia tipo spada, ovviamente non capisco cosa dicono.
Percepisco e penso più velocemente di quello che muovo il mio corpo, riesco così a evitare la maggior parte dei colpi del manganello che confermo essere elettrizzato, ma la cui scarica, anche se fa fare degli spasmi involontari ai muscoli, per via della reazione dei nervi, non mi ferma, non sento dolore, semplicemente mi da fastidio questa resistenza della contrazione in reazione alla scossa che non mi fa muovere come vorrei, ma questo mi fa venire un idea.
Prima che riesca a metterla in pratica lei si allontana, credo che l’altra mi stia tenendo sotto tiro con la sua arma, ma prima che il colpo parta la persona a terra si alza e si frappone, un raggio nero esce colpendolo, dopo cui cada a terra, la sua reazione è strana si divincola, nel panico, ma partendo da esternità degli atri è come se questi smettesserò di muoversi.
Quella che ha sparaco il raggio sembra soddisfatta, quasi eccitata, mentre l’altra sembra un po’ seccata e prova a rivolgersi a me, non mi è totalmente chiaro, come tutto quello che è successo fino ad ora in verità, dalla circostanza penso che mi stia intimando di arrendermi, ma nel suo sguardo c’è del arroganza.
Quale momento opportuno, mi concentro e il mio cuore batte, lo faccio mettere più velocemente del solito, avrei preferito riuscire a far uscire il getto di sangue solo dal braccio sinistro, non credo che sia impossibile, ma probabilmente dovrei allenarmi o roba del genere, fatto sta che ho creato un'esplosione scarlatta ed il mio sangue tinteggia tutto quello che mi sta intorno, la coppia si ritira terrorizzata.
Rimane solo la persona a terra, sta morendo, ma anche se ricoperto del mio sangue sembra soddisfatto, se non anche divertito, un po’ mi dispiace per lui, mi avvicino e lo tocco per meno di un istante prima di ritirarmi il più velocemente possibile, ho percepito come se lo stessi mangiando, non qualcosa di inerente al suo corpo, cioè c’era qualcosa di simile anche lì, ma magari è meglio pensarci in un secondo momento, era la sua vita.
Non so come spiegarlo, va oltre al pensiero, non è nemmeno il corpo è come se avessi sentito la sua anima, ma nel farlo stavo per mangiarlo, divorarlo, inglobarlo, assumere, no, ecco, annichilire, mi pare che lo si usi anche in relazione alla particelle, il che gli da un sentore di quantistico, anche se in realtà credo che l’unica nozione completa in mio possesso in merito sia al noto esempio del gatto.
Fino ad ora comunque tutto quello che facevo rispondeva alla mia volontà, questo è stato involontario, se ne avessi le possibilità biologiche avrei i brividi, ed anche se era passati 53 minuti e 13 secondi dalla mia presa di coscienza, e da quando sono uscito erano passati 5 minuti circa, il raggion nero una volta colpito il bersaglio l’ho uccide in meno di un minuto e 2 secondi prima, quando provai a toccarlo lui mori.
“Sono morto così in fine” aspetta so a chi appartiene questa voce, ma sei appena morto “in questo mondo esiste la non morte come piaga, anche se sembra essere un caso eccezionale il tuo” già è incredibile che con il breve contatto che ho avuto con te sia accaduto questo, non direi che ti ho assimilato “o annichilito, che è quello che dovrebbe succedere di solito” sì sì, non interrompere "scusa, prima volta anche per me sai, poi è colpa tua se si è arrivato a questo” no, non è vero lo sai anche te che presto o tardi sarebbe successo, stavo dicendo, che le nostre coscienze coesistono “guarda non capisco perchè dovrebbe essere imbarazzante questa cosa, il tuo mondo ha dei connotati socio-linguistici veramente assurdi” disse quello che ha appena usato il termine socio-linguistici “hai ragione” facciamo così, da adesso intervieni solo se necessario, che tanto adesso so cosa provi, cosa sai e cosa vuoi “come se potessi oppormi a te” divertente questa, sai che non ho presumibilmente un controllo superiore ad eccezione di quello di annichilire “lo sapevo che avresti apprezzato, d’altronde adesso posso fare questo genere di cose senza dovermi proccupare visto che sappiamo che diciamo queste cose senza malizzia, ora di quello che devi dire”.
Allora, nel contatto, dove solitamente avrei annichilito la coscienza dell'anima che sta lasciando il corpo morente per diventare più forte e controllare come mio anche l’altro copro, invece ho lasciato la sua coscienza, adesso abbiamo un legame spirituale o fisio-spaziale che non vuol dire niente se non vuol dare dei connotati scientifici a quello che sta succedendo, così facendo non riesco a diventare più forte con l’anima, che dovrebbe permettermi di riuscire a incanalare meglio la magia oltre a espandere le mie capacità di controllo come non morto.
Così facendo però ho acquisito le memorie di Leon “che in realtà sarebbe un altro il nome, ma nel ottenere le mie memorie ha imparato la mia lingua, le mie nozioni comuni e il mio nome nella vostra lingua corrisponde a Leon” tra l’altro mi dispiace, se non avessi interagito con il vecchio sistema di comunicazione implementato in quella porta, non avrebbero scoperto che ti fossi infiltrato, inoltre hai anche tentato di proteggermi da quel incantesimo “lo sai che non c’è problema, adesso che sono morto poi, l’idea di vendicarmi per la morte di mia figlia mi sembra stupida, avrei dovuto onorare la sua morte invece" su questo ci torniamo dopo.
Per concludere siamo giunti a una conclusione insieme, è ufficiale sono finito in un altro mondo.
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